
Vi sono differenze nella probabilità di contrarre la malattia in rapporto al sesso e all’età?
I dati epidemiologici a disposizione della comunità scientifica, mostrano come gli uomini si ammalino più frequentemente delle donne per ogni fascia di età e lo stesso vale anche per la mortalità che è anch’essa più elevata nei primi. Il virus sembra pertanto privilegiare gli uomini, soprattutto nelle fasce più anziane e avere una minore invasività nei bambini sia come numero di casi che come manifestazioni cliniche, che in essi sono in ogni caso molto lievi. Ci si chiede una spiegazione di questo fenomeno, di proporzioni più evidenti in Cina, ma che si replica finora in tutte le aree di pandemia al di fuori dell’Asia. Le cause di una maggiore suscettibilità degli uomini possono essere diverse. La prima è probabilmente legata al sistema immunitario, che manifesta risposte diverse nei due sessi. Gli uomini sono più suscettibili a contrarre infezioni virali, come l’influenza, mentre le donne sono gravate da una più alta incidenza di patologie autoimmunitarie. Le donne inoltre hanno un minore numero di recettori ACE2 a livello delle vie respiratorie e questi recettori sono quelli che il Virus utilizza mediante la proteina S (spike protein) per penetrare all’interno delle cellule. Il fatto che i bambini siano relativamente “refrattari” all’infezione è forse perché anche loro esprimono poco il fenotipo ACE2. Un’altra ragione può essere legata al fatto che la pratica vaccinale in età pediatrica genera risposte immunitarie più pronte. Si tratta ancora di congetture, perché non è ancora chiaro il meccanismo biologico che possa spiegare in modo definitivo il differente comportamento. Nel 6% dei casi i bambini possono però sviluppare forme molto gravi che richiedono un trattamento più aggressivo.
Le donne incinte hanno maggiori probabilità di contrarre un’infezione da COVID-19?
Le donne incinte, a differenza di quanto si è visto per l’influenza H1N1 e per la SARS, non hanno probabilità di contrarre l’infezione diverse rispetto alla popolazione generale delle donne e in più non sviluppano quadri drammatici. Non vi è una chiara dimostrazione di assenza di possibilità di trasmissione verticale (mamma-feto), anche se fino a ad oggi nessuna madre ha trasmesso al figlio il virus attraverso l’utero o l’allattamento e non è stato trovata la presenza del virus nel liquido amniotico, nel cordone ombelicale, nel colostro e nel latte materno.
Bisogna modificare qualcosa al momento del parto?
L’ISS (Istituto Superiore di Sanità), il CDC (Centers for Disease Control and Prevention) e il RCOG (Royal College of Obstetricians and Gynaecologists), raccomandano che i tempi e le modalità del parto siano stabiliti in rapporto alle normali indicazioni ostetriche a tutela della madre e del feto. Pertanto non raccomandano un’anticipazione elettiva della nascita mediante taglio cesareo, neanche per le donne affette da COVID-19. Il parto naturale per via vaginale è un evento che determina aerosol e quindi diffusione di virus. Per tale motivo l’ISS dà indicazioni sulle caratteristiche della sala parto e dei presidi (mascherine FFP 2 o FFP 3 , occhiali, ecc. ) che devono essere utilizzati a protezione del personale.
E l’allattamento?
Una mamma positiva e ammalata può allattare il bambino? L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e il CDC si sono pronunciati in maniera molto chiara rispetto all’allattamento al seno da madri sospette di positività o positive per COVID-19. I neonati devono essere allattati secondo gli m tradizionali e nell’ambiente devono essere assicurate tutte le misure di prevenzione dell’infezione (IPC), mantenendo le migliori condizioni igieniche. È da evitare la presenza di visitatori sia in Ospedale che a casa. Viene incentivata la vicinanza madre-bambino anche nel caso in cui la madre sia ammalata. Nel caso non si possa procedere all’allattamento al seno, è consigliata la spremitura del latte e la somministrazione al bambino (seguendo tutte le misure IPC).
Poiché studiosi ed esperti aggiornano costantemente i consigli, in base all’emergere di segnalazioni o evidenze che spingano a modificare la condotta in questo ambito, di seguito le fonti istituzionali da consultare per rimanere sempre aggiornati:
Istituto Superiore di Sanità
Organizzazione Mondiale della Sanità
Centers for Disease Control and Prevention