
Prof. Vitulo a distanza di 2 mesi dalla diffusione in Europa del COVID-19 siamo in grado di sapere chi è a maggior rischio nel caso di infezione?
COVID-19 è una malattia infettiva nuova, prima sconosciuta, che nella maggior parte dei casi si manifesta in forma lieve con sintomi respiratori acuti a remissione spontanea, ma può anche decorrere in modo del tutto asintomatico. Tuttavia in una frazione non indifferente di persone infette può colpire diversi apparati, soprattutto quello respiratorio. In questi casi l’evoluzione più temibile verso l’insufficienza respiratoria severa comporta un elevato tasso di mortalità. Non conosciamo ancora così bene il nesso di causa ed effetto di alcune condizioni rispetto alla storia naturale della malattia dunque più che parlare di fattori di rischio dobbiamo parlare di probabilità. Quello che possiamo dire è che, a distanza di qualche mese dall’esordio epidemico-pandermico, analizzando i pazienti con forma più lieve rispetto a quelli con malattia più severa osserviamo che quest’ultima è più frequentemente associata a coloro che presentano alcune caratteristiche. Per esempio consideriamo il sesso maschile: la probabilità di malattia grave è espressa da un odd ratio (OR) di 1,3 che esprime la probabilità del 30% in più di avere una forma severa per il sesso maschile rispetto a quello femminile.
Quali sono queste caratteristiche associate ad una forma più severa?
Alcune di queste sono indipendenti dalla condizione di salute: abbiamo già parlato del sesso maschile (OR 1,3), l’età avanzata è ancor di più associata ad una prognosi sfavorevole (>65 anni OR 4,6). Altre dipendono dalla presenza di altre condizioni patologiche croniche (comorbidità). Vi sono infine condizioni legati a stili di vita inappropriati. La esperienza cinese, quella europea e quella nord-americana è simile: su 44.000 pazienti con diagnosi confermata di COVID-19 in Cina l’età avanzata, le malattie cardiovascolari, il diabete, le malattie respiratorie croniche, l’ipertensione e cancro erano tutti associati ad un aumentato rischio di morte. Una meta-analisi di otto studi che descrive 46.248 pazienti con COVID-19 confermati in laboratorio, ha indicato che i soggetti con la malattia più grave avevano da 2 a 3 volte maggiori probabilità di avere ipertensione malattia respiratoria e malattie cardiovascolari. Fra gli stili di vita associati a prognosi peggiore il fumo aumenta di 2,4 volte il rischio di finire intubati e l’obesità severa (BMI >40) è associata 6 volte più frequentemente ad una forma severa. Si spiega così la elevata mortalità dei pazienti infetti fra i residenti nelle case di riposo di tutto il mondo.
Vi sono alcune popolazioni “speciali” che devono temere particolarmente il COVID-19?
Vi è molto interesse sulla popolazione dei pazienti sottoposti a immunosoppressione farmacologica come i trapianti di organo solido o in terapia per malattie reumatologiche. Sebbene non vi siano ancora ampi studi, la nostra esperienza italiana, così come quella europea, non osserva un decorso particolarmente severo in questi pazienti quando contraggono l’infezione. È di parere comune, sottolineato dalle raccomandazioni delle società internazionali di trapianto, che i pazienti non debbano modificare il dosaggio degli immunosoppressori anche in corso di infezione lieve-moderata. Chi soffre di asma bronchiale o patologia allergica respiratoria invece non deve temere particolarmente se la sua forma è lieve o moderata, soprattutto se ben controllata farmacologicamente.
I pazienti affetti da neoplasia come pure quelli in trattamento dialitico sono certamente a maggior rischio di evoluzione verso forme severe.
Quali consigli dunque alle persone “fragili” in questo frangente?
Non solo evitare i rischi di contagio applicando le note precauzioni igienico-sanitarie, ma anche non tralasciare di curare al meglio le proprie patologie croniche, assumendo correttamente i farmaci, smettendo i fumo, mantenendo il più possibile una vita attiva e ricorrendo tempestivamente al consiglio medico (in prima battuta telefonico) quando necessario.
Tabella con le condizioni più spesso associate a forme severe:
